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domenica 28 giugno 2015

Serata tipo - Tutti insieme al Jurassic Park

Come giustamente mi ha appena suggerito Alessandro, non c'è cosa migliore di riunirsi tutti insieme e fare una full immersion di una saga cinematografica amata. In questo caso, si tratta di una visione a suon di morsi, zampate, graffi e pasti (con umani nel menù). Perché parliamo della saga di Jurassic Park, arrivata al suo quarto capitolo, ovvero Jurassic World. Come si potrebbe accompagnare al meglio la visione di questo film? Ma, ovviamente, mangiando a morsi una deliziosa Tortillas con wurstel! Provare per credere...

La ricetta
Tortillas con wurstel





INGREDIENTI per 2 persone:

-          2 tortillas;
-          200 g. c.a. di wurstel di suino;
-          200 g. c.a di scamorza;
-          4 foglie di cavolo bianco;
-          4 cucchiaini salsa bbq;
-          4 cucchiai di maionese;



PREPARAZIONE (10 minuti):

Pulire e tagliare le foglie di cavolo a striscioline, metterle da parte. Cuocere i wurstel divisi a metà su una piastra su entrambi i lati, aggiungere la scamorza tagliata a fettine, farla sciogliere. Prendere una tortilla, mettere i wurstel con formaggio, il cavolo e le salse. Arrotolare chiudendo bene ai lati. Fare lo stesso con l’altra tortilla. Impiattare tagliando a metà il rotoli, decorare con salsa all’aceto balsamico.

Alessandro Ricchi


La recensione
Jurassic World








Ventidue anni dopo i fatti accaduti al Jurassic Park, il sogno di John Hammond è diventato realtà. La società InGen ha finalmente ultimato la progettazione su Isla Nublar di un parco a tema completamente funzionante, che attira migliaia di turisti ogni giorno: il Jurassic World. Il proprietario del parco è Simon Masrani, uno degli uomini più ricchi al mondo che ha ricevuto l'incarico di portare avanti il progetto su Isla Nublar proprio da Hammond, poco prima della sua morte. Jurassic World ha avuto la sua apertura ufficiale nel 2005. I due fratelli Zack e Gray Mitchell partono in aereo per arrivare sull'isola, visitare l'enorme parco e far visita alla loro zia Claire Dearing, la responsabile delle operazioni del parco e che non vedono da diversi anni; appena arrivati vengono accolti dall'assistente personale di Claire, Zara, poiché la zia è troppo impegnata nel far aumentare i flussi di turisti sull'isola. Infatti, passati alcuni anni, il mondo si è abituato all'idea dell'esistenza di un'isola in cui vivono dei dinosauri e questo comporta un costante calo di visitatori. Per risvegliare l'interesse del pubblico Claire e il genetista capo, Henry Wu, decidono di creare un esemplare di dinosauro mai visto prima geneticamente modificato. Miscelando i DNA di diverse specie di dinosauri e animali attuali creano l'Indominus rex, una creatura tanto intelligente quanto pericolosa e misteriosa; è proprio per questo che il dottor Wu tiene alla riservatezza dell'identità dei campioni DNA che sono stati utilizzati per la creazione dell'animale. Nel parco lavora anche Owen Grady, un guardiano che si dedica alle interazioni sociali dei Velociraptor, con cui mantiene un rapporto basato sul rispetto e sulla fiducia; i raptor sono quattro: Charlie, Blue, Delta ed Echo. Ovviamente, qualcosa andrà per il verso sbagliato…
L’attesa, per chi è nato negli anni ottanta, è stata spasmodica. Perché, quando nel lontano 1993 uscì Jurassic Park firmato da Steven Spielberg, i teenager di allora rimasero sbalorditi. Più di chiunque altro. Più di qualsiasi cinefilo. I dinosauri erano spettacolari, la tecnica CGI venne usata così alla perfezione che personaggi e l’ambientazione interagivano senza intoppi. Insomma sembrava davvero che il Tyrannosaurus Rex stesse per fare un sol boccone del mal capitato di turno. E che dire del merchandising? Astucci, diari, quaderni (la sottoscritta aveva la collezione completa), giocattoli, fumetti tratti dal film e collane in edicola per ricostruire il tuo dinosauro preferito. Persino a confronto di quello di oggi, nonostante la modernità del viral marketing e dei social media, lo devasta con una zampata (di Velociraptor ovviamente!). Andando avanti di qualche anno, in cui sono stati prodotti il riuscito Il mondo perduto – Jurassic Park e il deprimente Jurassic Park 3, si faceva sempre più largo l’idea che un film dedicato al parco / sogno di John Hammond sarebbe stato fantastico. E ben 22 anni dopo, il desiderio di Hammond e dei fan si è avverato grazie al regista Colin Trevorrow. Scritto da Trevorrow stesso assieme a Derek Connolly, il film svecchia la trama e ci pone di fronte ai cambiamenti epocali in fatto di contesto sociale. Questa volta, seppur il proprietario sia un uomo, a comandare il parco è una donna. D’altra parte, Ellie Sattler nel 1993 lo aveva predetto: la donna eredita la Terra (in questo caso il parco). Di rimando, a seguito dei tanti movimenti per la difesa degli animali, c’è anche un forte contesto animalista rappresentato egregiamente dal personaggio di Owen Grady. I bambini ci sono sempre e questa volta lo schermo spetta a due fratelli: uno adolescente alle prese con gli ormoni e l’altro in costante ricerca dell’approvazione del maggiore. Non mancano neanche le speculazioni, i giochi di potere e denaro che avevano caratterizzato la prima avventura del Jurassic Park. Essendo un film d’azione, non bisogna aspettarsi forti caratterizzazioni, ma comunque ogni personaggio ha il suo perché e la sceneggiatura gioca molto con l’ironia e il comico, alternati alle scene drammatiche; come aveva già insegnato papà Steven Spielberg. I personaggi più riusciti restano, a prescindere, il Parco e i suoi Dinosauri. Nel corso del film ci vengono mostrate più attrazioni e, vi assicuro, che io avrei fatto volentieri minimo tre giri su ognuna di esse. C’è il Regno del T – Rex, lo Show del pasto nella laguna artificiale, il safari nella Valle dei Gallimimus, la Crociera Cretacea, la Voliera, l’Arena dei Pachi e persino lo Zoo dei cuccioli, dov’è possibile giocare coi cuccioli di dinosauri erbivori (e io ci sarei rimasta un giorno intero!). Come nel capostipite della saga, anche qui i Dinosauri sono realizzati a dovere, se non addirittura migliorati nelle sinuose movenze e nella coordinazione degli arti; in tal senso i quattro Velociraptor addestrati da Owen Grady sono davvero incredibili. Occhio, poi, alla commovente scena che vede protagonista un dolcissimo esemplare di Brontosauro adulto. Passando ai protagonisti in carne e ossa, bisogna ammettere che il piccolo Ty Simpkins riesce a battere i colleghi più navigati; d’altra parte, si era già fatto notare nei primi due episodi di Insidious. Non male neanche Bryce Dallas Howard (figlia di Ron – Happy Days – Howard), che dimostra di essere una giovane attrice in ascesa, che spero possa avere maggior ruoli importanti in futuro. Chiude il cerchio l’affascinante Chris Pratt, già eroe strampalato nel divertente I guardiani della Galassia. Nonostante tutto, nonostante il mio entusiasmo di bambina che ha accompagnato la visione di questo film, il primo Jurassic Park avrà sempre un fascino particolare e insuperabile. Il primo è sempre indimenticabile. Come spesso, d’altronde, accade in tante saghe cinematografiche.

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film! 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 13 giugno 2015

Serata tipo - Spaghettata con amici

Eccoci! Come l'araba fenice risorgiamo dalle nostre ceneri, come gli zombie sbuchiamo fuori dal terreno per afferrarvi i piedi e riportarvi giù con noi! Insomma esattamente come dice Janine in Ghostbusters 2: "Sì, siamo tornati!". Come avrete intuito, oggi siamo di film horror e vi proponiamo il recente Insidious 3 - L'inizio; se ancora non avete visto i primi due episodi della serie, vi invitiamo caldamente a recuperarli! Non iniziate, ripeto, non iniziate a vedere la saga partendo dal numero 3. E leggendo la recensione scoprirete il perché. Con Alessandro abbiamo pensato che l'ideale sia gustarsi questo film con gli amici, perché l'horror fa tanto amici in allegria! E quale piatto si abbina meglio a un'allegra rimpatriata notturna? Perché l'horror si deve vedere la sera non lo scordate! Una bella spaghettata di mezzanotte! E dato che siamo quasi in estate, lo Chef consiglia Spaghetti con le cozze! Enjoy!


La ricetta
Spaghetti con le cozze






INGREDIENTI per 2 persone:

-          200 g. di spaghetti;
-          8 pomodorini pachino;
-          2 manciate di cozze;
-          2 spicchi d’aglio;
-          2 peperoncini;
-          olio evo, sale,: q.b.


PREPARAZIONE (20 minuti):

Pulire le cozze, metterle in una padella con uno spicchio d’aglio, dell’olio e un peperoncino. Cuocere con coperchio fino alla loro apertura.
In un’altra padella mettere i pomodorini tagliati in quattro parti, uno spicchio d’aglio tagliato a metà e privato dell’anima, un peperoncino e un po’ d’olio. Cuocere con coperchio per circa 5 minuti, aggiungere le cozze e una parte del loro liquido, precedentemente filtrato. Fare insaporire per altri 3 minuti. Cuocere in abbondante acqua salata la pasta, scolarla al dente e saltarla nella padella con la salsa, aggiungendo il rimanente liquido delle cozze se necessario.

Alessandro Ricchi


La recensione
Insidious 3 - L'inizio






La giovane Quinn Brenner ha perso sua madre da poco più di un anno. Desiderosa di parlare un’ultima volta con lei, decide di andare da una medium potente: Elise Rainier. La donna, pur avendo smesso la professione, decide di aiutare la ragazza, perché è rimasta intenerita dalla sua storia. Elise entra in trance, ma il tentativo fallisce e invita Quinn a non cercare di mettersi in contatto con la madre da sola. Infatti, la medium la mette in guardia: quando invochiamo l’anima di una persona cara, tanti sono gli spiriti che possono sentirci. Purtroppo, Quinn ha già provato a contattare la madre e, così, ha aperto la porta a un’entità maligna che comincia a tormentarla. Nonostante il numero che accompagna il titolo del film, Insidious 3 non è un sequel. Infatti, la storia si svolge prima degli eventi raccontati nell’episodio capostipite della serie. Il regista è Leigh Whannell, sceneggiatore dei primi due film, Insidious e Oltre i confini del male – Insidious 2, che prende in mano le redini della storia direttamente dal suo creatore James Wan, qui nelle vesti di produttore. Come è accaduto con Annabelle, spin off dell’altro geniale film di Wan, The Conjuring – L’evocazione, anche qui si sente l’assenza del papà. Mancano una certa eleganza nella regia, nelle sfumature della suspense e il particolare tocco di Wan nel gestire i colpi di scena horror. In oltre, i primi due Insidious, erano innovativi dal punto di vista delle case infestate, perché proponeva un nuovo modo di affrontare questo sottogenere horror; mentre in questo film, si ritorna alla classica figura di una famiglia tormentata da un’entità malefica, che viene liberata da sedute spiritiche fatte da inesperti. In questo senso, L’esorcista docet. I colpi di scena e i famosi salti sulla sedia sono ben presenti nel film, ma sono troppo classici e rispettano alla perfezione i tempi della sceneggiatura e, proprio per questo, sono troppo telefonati (alias già sappiamo che stanno per arrivare e, più o meno, sappiamo anche cosa accadrà). Nonostante tutto, Insidious 3 è un film che gli amanti della saga non possono perdersi. Perché viene approfondito il personaggio più affascinante e più intrigante: Elise Rainier, interpretata da una intensa Lin Shaye. Veniamo a conoscenza di alcuni aspetti privati della sua vita e la scopriamo più come donna in tutta la sua fragilità e, allo stesso tempo, la sua forza e tenacia (occhio alla bellissima scena in cui lotta con un parassita di nostra conoscenza!). Oltre a Elise, ritroviamo anche i suoi simpatici aiutanti, gli strampalati Tucker e Specs (interpretato proprio da Whannell) e scopriamo come si è formato questo strano trio dell’occulto. Interessante è anche la prima discesa nell’Altrove, la realtà parallela in cui si trovano le anime inquiete e da cui tentano di entrare in contatto con i vivi per possederli; la prima a entrare in questo luogo è proprio Elise ed è sempre la medium a darle questo particolare nome. Infine c’è il delizioso contatto tra Insidious 3 e i primi due capitoli della saga: una trovata semplice, ma efficace che regala un’altra bella sferzata al personaggio di Elise. Ovviamente a voi il compito di scoprire questo punto di contatto guardando il film!

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film! 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 3 marzo 2015

Serata tipo - Buono da Apocalisse...

Un film bistrattato, messo all'angolo quando uscì nei nostri cinema. Un vero peccato. Legion è un film apocalittico, molto particolare, con portentosi effetti speciali e un Paul Bettany in grande forma. Occhio alle magnifiche ali nere degli arcangeli... La ricetta che accompagna questo film, è una vera "zozzata americana", una leccornia, una bomba calorica, una mazzata per il fegato. Insomma, eccovi le vere Cinnamon Rolls americane, Signore e Signori! Questa ricetta (golosissima slurp!) era stata programmata per i giorni a seguire, ma la foto delle Cinnamon ha riscosso talmente tanto successo sulla pagina Google+ di Alessandro, che abbiamo deciso di postarla prima. Have a cinnamon day!

La ricetta
Cinnamon Rolls






INGREDIENTI per 12 Cinnamon Rolls:

PER L’IMPASTO:
- 235 ml. di latte tiepido;
- 2 uova;
- 2 cucchiaini di sale;
- 100 gr. di zucchero;
- 75 gr. di burro;
- 615 gr. di farina 00;
- 15 gr. di lievito in polvere.

PER LA FARCIA
- 220 gr. di zucchero di canna;
- 15 gr. di cannella in polvere;
- 75 gr. di burro fuso, poi lasciato freddare.

PER LA GLASSA
- 45 gr. di formaggio fresco spalmabile;
 - 30 gr. di burro ammorbidito;
- 95 gr. di zucchero a velo;
- 2 bustine di vanillina;
- 1 pizzico di sale.

PREPARAZIONE (140 minuti):
Prepariamo la pasta. Tagliare il burro a dadini e lasciarlo riposare a temperatura ambiente. Dopo che si è ammorbidito, metterlo in una ciotola e lavorarlo con lo zucchero, aiutandosi con una spatola. Aggiungere le uova una alla volta e amalgamare bene il tutto. Aggiungere la farina, il sale e il lievito precedentemente setacciati insieme. Versare il latte tiepido e amalgamare bene fino a formare una pasta da lavorare con le mani e darle la forma di una palla. Coprire con un panno di cotone e lasciare riposare fino al raddoppio del volume in un luogo tiepido (per esempio forno spento con luce accesa).
Durante la lievitazione prepariamo la farcia mescolando lo zucchero di canna con la cannella. Riprendete la pasta lievitata, stendetela con un mattarello su di una spianatoia infarinata. Dategli una forma rettangolare di circa 40 cm. per 50 cm. Stendervi il burro fuso coprendo tutta la superficie della pasta. Stendervi la farcia di zucchero e cannella. Arrotolare l’impasto creando un grande cilindro; tagliarlo in 12 parti uguali. Adagiare le girelle, con disegno rivolto verso l’alto, su delle teglie coperte da carta forno. Lasciare lievitare per altri 30 minuti. Cuocere in forno preriscaldato a 200° per 30 minuti. Nel mentre preparare la glassa amalgamando tutti gli ingredienti in una ciotola. Sfornare le girelle e lasciare stiepidire. Bagnare la superficie delle girelle immergendole nella glassa. Lasciare freddare.

Alessandro Ricchi


La recensione
Legion







Che è successo a Legion? Un film che in America ha avuto grande successo e qui doveva essere una conferma, fu una delusione al botteghino. Cupo, visionario e, ovviamente apocalittico, il film di Scott Stewart durò veramente poco nelle sale, per lasciare subito spazio a nuove uscite settimanali. Arcangeli dalle nere ali e Angeli vendicatori, portatori della collera divina, sono idee potenzialmente vincitrici per il grande schermo. Allora perché non ha colpito l’immaginario collettivo? Forse poca pubblicità? O dietro c’è qualcos'altro? Difficile da dire.
Indubbiamente è una pellicola con una bella fotografia. Alcune scene sono decisamente ben realizzate soprattutto a livello grafico; quelle ali nere spiegate sono veramente ammalianti. Sicuramente avere un regista che alle spalle ha una carriera nel settore degli effetti speciali in film come i Pirati dei Caraibi, Harry Potter e il calice di fuoco e Blade Runner, aiuta non poco. Una storia angosciante e tetra al punto tale da renderlo un film vietato ai  minori di quattordici anni, doveva attrarre ancora di più un pubblico amante del genere fantasy-thriller. Protagonisti un gruppo di uomini e donne a loro modo maledetti dai propri problemi, colpe e rimorsi che si ritrovano a combattere Angeli per salvare una sbandata cameriera incinta. Per aiutarli giunge Michael, nientemeno che l’Arcangelo, che ha deciso di voltare spalle e ali a Dio per aiutare l’umanità. La storia ricalca un po’ quella della nascita del Salvatore e questo magari non è andato giù a molti credenti che hanno visto un po’ troppa foga religiosa nel film. C’è chi avrebbe voluto alzare un polverone degno di quello che ha seguito l’uscita del controverso Codice Da Vinci di Dan Brown, oppure The Passion di Gibson.
Forse si esagera. E’ solo un’opera di fantasia che, prendendo spunto da allora incombente teoria Maya del 2012, giocava sulla paura della fine del mondo; non senza una speranza per l’umanità che, se comprenderà quanto può amare e che dovrebbe smettere di odiare, potrebbe riuscire a sopravvivere. Di film con angeli ve ne sono a iosa e di grande successo come Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, la sua versione più romantica City of Angels, oppure la commedia Uno sguardo dal cielo con Denzel Washington.
In oltre Legion può vantare la presenza dell’affascinante Paul Bettany nei panni dell’Arcangelo Michael. Sempre con Bettany, Stewart ha girato anche Priest, un film post - apocalittico incentrato sulla lotta fra uomini e vampiri, dove l’attore interpreta un prete guerriero ribelle; a quanto sembra il regista ha trovato la sua strada nel filone fantasy-thriller.
Quindi, in definitiva, perché il pubblico ha bocciato il film? Forse perché già stanco di storie sulla fine del mondo, o perché pensava di ritrovarsi “la solita americanata”?
Legion non sarà un capolavoro, ma varrebbe la pena dargli una seconda chance con l’uscita in dvd; fermo restando che è un film da vedere, almeno per la prima volta, sullo schermo di casa più grande che avete.

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film! 

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mercoledì 25 febbraio 2015

Serata tipo - In famiglia

Ci è venuta in mente questa immagine. Una famiglia (papà, mamma e figlio) che guarda un bel cartone e mangia un dolce. Vi sa troppo di réclame? Il fatto è che ci piace davvero molto l'idea che qualche famiglia felice e unita ci sia davvero. Questo pensiero confortante, nasce dalla visione del film che vi proponiamo oggi. Shaun, vita da pecora - Il film: commovente, divertente, spiritoso e adatto anche agli adulti. Ambientato in campagna (e in città), con pecore per protagoniste, abbiamo pensato di abbinarci una ricetta semplice, dai sapori genuini e "campagnola", ovvero la Torta di carote. Enjoy!

La ricetta
Torta di carote





INGREDIENTI per 8 persone:

-          4 uova;
-          150 g. di zucchero semolato;
-          150 g. di farina;
-          150 g. di mandorle;
-          300 g. di carote;
-          buccia di un limone grattata;
-          16 g. di lievito;
-          zucchero a velo, cannella: q.b.


PREPARAZIONE (40 minuti):

Tritare nel mixer le carote e le mandorle. Dividere i tuorli dagli albumi, unire ai tuorli lo zucchero, la farina, il lievito, le carote, le mandorle, la cannella, la buccia di limone e gli albumi montati a neve. Lavorare con una frusta. Mettere il composto in una tortiera con carta forno, cuocere in forno caldo a 180 ° per circa 40-45 minuti. Decorare con zucchero a velo.
Potete impiattare con glassa di cioccolato, pistacchi e mandorle tritate.
Come vino, lo Chef e Sommelier consiglia un vanto italiano, molto apprezzato all'estero: Moscato d'Asti Docg. Freschezza fruttata elegantissima!

Alessandro Ricchi


La recensione
Shaun, vita da pecora - Il film





La vita della fattoria sta iniziando a diventare noiosa. Giorno dopo giorno, il Fattore dice a Shaun e le sue amiche pecore quel che deve fare; così, Shaun architetta un piano per prendersi un giorno libero: ma si deve stare attenti a quel che si desidera! Insieme al gregge, elabora un'idea geniale: una dopo l'altra, le pecore saltano la staccionata così che il Fattore, contandole, si appisoli. Dopodiché, muovendosi silenziosamente, lo portano in una vecchia roulotte parcheggiata in un angolo del campo ricreando tutte le condizioni tipiche della notte. Quando il cane Bitzer le scopre, ormai è tutto fatto; cercano quindi di riportare il Fattore fuori dalla roulotte che, a quel punto, inizia a muoversi dirigendosi precipitosamente verso la strada, con il Fattore avvolto in un sonno profondo ancora al suo interno. Bitzer si scaglia all'inseguimento della roulotte, che punta dritta verso la Grande Città. Shaun e il gregge rimangono alla fattoria, ma il caos prende il sopravvento...
Quando saper far ridere, bambini e adulti, è un’arte. Shaun, vita da pecora – Il film è un lungometraggio firmato dal duo Mark Burton - Richard Starzack e che si basa sul cartone omonimo per la televisione, di co – produzione anglo-francese. A differenza di altri film d’animazione che prendono spunto dal piccolo schermo, qui non si tratta di una puntata allungata, o peggio, di più puntate unite assieme; i registi hanno realizzato un film a sé stante, con tanto di tre atti canonici della sceneggiatura. Questo è un ottimo pregio, nonché una base notevole su cui poggiare questa deliziosa storia. Perché Shaun è divertente, fa ridere di gusto, fa commuovere e lascia anche qualche riflessione sulla vita. Infatti, quello che il cartone vuole trasmetterci, è: davvero siamo infelici? Solo nel momento in cui perdiamo qualcosa, o qualcuno, ci rendiamo conto di quanto ci teniamo? Il fatto che Shaun & company capiscano troppo tardi che la loro routine non è poi così male come credano, è solo la trasposizione di ciò che accade a tanti uomini e donne; in troppi si accorgono molto tardi che la vita condotta ogni giorno, persino la monotonia, è ciò che hanno di più bello e solo dopo che cambiano le cose, ne capiscono il significato. Per la serie: se si avvera ciò che desideri, potresti non essere così felice come credi. Oppure: comprendi che ami tanto una persona, quando ormai non c’è più. Queste perle vengono snocciolate con maestria e vengono accompagnate da personaggi caratterizzati a dovere: carismatico Shaun, il Fattore, il cane Bitzer, le pecore Hazel e Nuts, la grassa Shirley, il dolcissimo e piccolo Timmy e la sua mamma con i rolli in testa e la randagia Slip. Realizzati in claymation, ovvero in plastilina filmato in stop-motion, questi personaggi sono espressivi e loquaci, grazie ai loro immensi occhi e la bocca enorme. E pensare che nessuno di loro parla. Perché il pregio maggiore, la vera bellezza del film, è proprio questa: in realtà è un film muto. O meglio; c’è colonna sonora, ci sono i rumori e le risate, come anche i pianti, ma nessuno dice una parola. Neanche gli esseri umani. Noi capiamo tutto ciò che accade, che provano e pensano i personaggi, attraverso azioni e immagini, proprio com’era il cinema ai suoi esordi. Paradossalmente è proprio Shaun, un film in teoria per soli bambini, ad avere una sceneggiatura impeccabile e a essere cinema con la c maiuscola. Tante le citazioni cinematografiche: Le ali della libertà, Il silenzio degli innocenti, Terminator e altre ancora che accompagnano la visione del film e i spassosi titoli di coda, che vi invitiamo a vedere per intero. Un film riuscito e ben realizzato; un livello che tante pellicole italiane con attori in carne e ossa si sognano. Chapeau.

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film!

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giovedì 12 febbraio 2015

Serata tipo - Love is in the air

Non è detto che si debba festeggiare l'amore solo nel giorno di San Valentino e contribuire al business di grandi industrie dolciarie. Possiamo festeggiarlo ogni singolo attimo, con una carezza, uno sguardo, una cena a sorpresa. Proprio per questo, abbiamo deciso di dedicare questo post a tutti gli innamorati (che siate una coppia, padre e figlio, madre e figlia, nonni, padroni con i propri amici a quattro zampe, migliori amici dai tempi delle elementari) che vogliono stupire e regalare una serata speciale all'oggetto dei propri desideri. Alessandro ha ideato questo piatto appetitoso: Pappardelle con broccolo, gamberoni e pecorino. Ovviamente, c'è un ingrediente afrodisiaco... Indovinate qual'è! ^_^  Sempre andando contro corrente e contro certi film scontati da vedere il 14, vi proponiamo un classico fantasy con tanto di David Bowie tra le fila degli attori. Stiamo parlando di Labyrinth - Dove tutto è possibile. Concedeteci, ora, di fare una piccola digressione... Lodi lodi lodi! Alessandro è diventato Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier!!! Proprio per questo, da oggi in poi, troverete anche un vino abbinato alla ricetta da lui scelta. Non potete non seguirci! Auguri a chiunque provi amore!!!!! 


La ricetta
Pappardelle con broccolo, gamberi e pecorino





INGREDIENTI per 2 persone:

-          5 nidi di pappardelle;
-          4 pomodorini ciliegino;
-          400 g. di gamberoni;
-          300 g. c.a. di broccolo romanesco;
-          1 manciata abbondante di scaglie di Pecorino Romano;
-          1 spicchio d’aglio;
-          1 peperoncino;
-          succo di un limone;
-          olio evo, sale, prezzemolo tritato: q.b.


PREPARAZIONE (20 minuti):

Pulire il broccolo, tagliare le cime, lavarle e cuocerle al vapore per 5 minuti circa. In una padella soffriggere le teste dei gamberoni, precedentemente puliti, con il peperoncino e lo spicchio d’aglio tagliato a metà e privato dell’anima. Schiacciare le teste di tanto in tanto con una forchetta. Sfumare con il succo di limone, togliere le teste e aggiungere i pomodorini tagliati in quattro. Farli appassire, aggiungere i broccoli. Schiacciarli con una forchetta onde creare una salsa, aggiustare di sale. Aggiungere i gamberoni divisi a metà, cuocere per 2 minuti.
Cuocere in abbondante acqua salata la pasta, scolarla al dente e saltarla nella padella con la salsa.
Impiattare con una spolverata di prezzemolo fresco e le scaglie di Pecorino.
Come vino, lo Chef e Sommelier consiglia uno tra i più grandi spumanti italiani: Franciacorta Brut DOCG Saten. Brindate con queste eleganti bollicine, perfetto coronamento di una serata emozionante!

Alessandro Ricchi



La recensione
Labyrinth - Dove tutto è possibile





Un’avventura fantasy, un percorso di crescita e puro divertimento. Stiamo parlando di Labyrinth – Dove tutto è possibile film del 1986 diretto da Jim Henson, che è stato tra i più famosi burattinai de I Mupetts. Non a caso, in questa avventura, di pupazzi ve ne sono in grande quantità. La storia racconta della quindicenne Sarah e del suo bisogno di estraniarsi dalla realtà, rifugiandosi nella fantasia. Seppur la sua matrigna sia buona, Sarah la mal sopporta e ancora meno non sopporta il piccolo fratellastro Toby. Una sera, mentre gli fa da baby - sitter, scoppia un temporale e Sarah, esasperata dai pianti del pupo, invoca il Re dei Goblin Jareth e gli chiede per far portare via Toby dai suoi scagnozzi. Quando viene realmente rapito, Sarah si ritrova a combattere contro il Re, infatuato di lei, e contro un’orda di strani mostri in un magico e intricato labirinto. Già dalla trama sono evidenti alcuni spunti presi da altre fiabe e romanzi fantastici, come Il mago di Oz e, ovviamente, Alice nel paese delle meraviglie. Dorothy, Alice e Sarah hanno in comune la fuga dalla realtà attraverso la propria fervida immaginazione; tra loro tre c’è chi compie questo passo per necessità e chi viene costretta dalle forze della natura. Nel film mondo reale è un luogo ostile per la protagonista a cui sfugge con la fantasia e attraverso i suoi libri. Il sogno fisico diventa il tramite con cui Sarah compie il viaggio (come anche accade ad Alice e Dorothy) e che diventa non solo un cammino per salvare Toby, ma anche se stessa. Infatti si nota una notevole differenza caratteriale di Sarah tra l’inizio e la fine del film. Il tema della ricerca, sempre presente nei fantasy, qui viene visto come un fattore di crescita e maturazione. Inizialmente, la protagonista è vanitosa, egoista, egocentrica e odia la sua matrigna per il solo piacere di farlo, al contrario della nuova moglie del padre che tenta sinceramente di creare un contatto con lei. Nel corso del viaggio Sarah affronta delle prove, compie atti nobili e trova alleati con cui condividere il viaggio; tutto questo la porterà alla conclusione del film con uno spiccato senso di responsabilità, amore fraterno e sicurezza di se stessa, seppur conservando la purezza che aveva dentro fin dall’inizio. Infatti, il Re dei Goblin Jareth è il simbolo del Male inteso come seduzione e non a caso viene interpretato da una delle icone più sensuali ed affascinanti dell’epoca: la rock star David Bowie. Tra le scene più riuscite del film, c’è quella del ballo in cui Jareth tenta di sedurre Sarah, per convincerla a rimanere nel suo Regno. Sarah è alle strette e all’inizio sembra quasi cedere al corteggiamento del Re, ma alla fine, questo nuovo senso di maturità e il bisogno ritrovato di proteggere Toby le faranno compiere la giusta scelta. Accanto a David Bowie, il cui personaggio di Jareth gli sembra cucito addosso, c’è Jennifer Connelly, che già si era fatta notare in Phenomena di Dario Argento. Nonostante la giovane età, la Connelly dimostra di possedere ottimi doti attoriali, tant’è che dopo Labyrinth comincerà la sua carriera in ascesa che la porterà fino all’Oscar per A beatiful mind, come miglior attrice non protagonista. La colonna sonora contiene sia le ottime canzoni strumentali del compositore Trevor Jones e, ovviamente, cinque canzoni di David Bowie, tra cui è rimasta memorabile Magic Dance. Per la realizzazione della sequenza in cui Bowie canta la canzone nelle vesti del Re, è stato proprio la rock star a fare i piccoli versi del bambino in post – produzione, in quanto il piccolo interprete di Toby rimase muto per tutta la scena. Un piccolo aneddoto finale: le coreografie dei pupazzi, sono state ideate da Gates McFadden, che successivamente interpreterà la Dottoressa Cusher in Star Trek: The next generation. Labyrinth – Dove tutto è possibile, resta una pietra miliare della cinematografia fantasy che i fan di genere non possono lasciarsi sfuggire, come anche gli amanti della Fantasia con al effe maiuscola. Davvero imperdibile!

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film!

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lunedì 26 gennaio 2015

Serata tipo - Spaventiamoci un poco!

Sono sempre carine e piacevoli quelle serate organizzate con amici e i rispettivi partner, tra manicaretti e film... Rigorosamente horror. Perché, ammettiamolo, spaventarci senza conseguenze fisiche, o reali, ha la sua ragion d'essere. Bando alle ciance e partiamo con questo nuovo abbinamento, sperando che vi possa aiutare nel realizzare una serata perfetta tra amici. Vi proponiamo un dolce semplice, leggero, ma sempre gustoso, ovvero la Torta alla nocciola con gocce di cioccolato. Per accompagnare una bella fetta di cotanto dessert, eccovi una tra le ultime fatiche horror americane: Ouija. Non molto riuscito a dirla tutta, però ha il suo perché.


La ricetta
Torta alla nocciola con gocce di cioccolato





INGREDIENTI per 8 persone:

-          4 uova;
-          150 g. di zucchero;
-          150 g. di farina di riso;
-          150 g. di nocciole pelate;
-          125 g. di yogurt alla nocciola;
-          buccia grattugiata di un arancio;
-          1 bustina di lievito per dolci;
-          1 cucchiaio di cannella macinata.


PREPARAZIONE

Sbattere con una frusta i tuorli, aggiungere lo zucchero, lo yogurt, le chiare montate a neve, la cannella macinata, buccia di arancia, continuare a lavorare. Aggiungere la farina, unita con il lievito, sbattere bene. Aggiungere 2/3 di gocciole di cioccolato e le nocciole tritate. Mettere il composto in una tortiera con carta forno, mettere le restanti gocciole di cioccolato, cuocere in forno caldo a 180 ° per circa 40-45 minuti.

Alessandro Ricchi


La recensione
Ouija







Debbie e Lane sono due bambine che cominciano a giocare per divertimento con una tavola Ouija. Le regole del gioco sono tre: non giocare mai da soli, non giocare in un cimitero e salutare sempre lo spirito. In oltre, Debbie confida alla amica che se guardi attraverso l’occhio della planchette, puoi vedere lo spirito con cui stai parlando. Passano gli anni e le due sono ancora grandi amiche. Debbie, però, infrange la prima regola e muore impiccata. Lane, addolorata, si chiede se la morte della migliore amica sia stata voluta da lei o se sia stata uccisa. Negli ultimi anni, sembra che il cinema horror si stia incartando su se stesso. Poche sono le eccezioni: Insidious, The Congjuring, La madre e Sinister. Come esempio di pessimo film, si può citare l’inconcludente 1303. Per il resto, calma piatta. Ouija si colloca nel giusto mezzo: non sorprende in quanto a originalità, ma almeno conserva una propria dignità. Il film è firmato da Stiles White, esordiente alla regia, ma con un forte background nell’ambito degli effetti speciali (Intervista col vampiro; Instinct; Il sesto senso). Non è un caso, infatti, che siano proprio gli effetti speciali la parte meglio riuscita dell’intero lungometraggio. Fantasmi e possessioni sono realizzata con dovizia di particolari e, bisogna ammettere, che non sempre ci si accorge che dietro c’è l’uso della computer graphic. Onore al merito. Il problema è la banalità di molte situazioni e gli stereotipi in cui si incappa, ormai, negli horror. E per cui l’opera di White si salva solo in parte. Molti accadimenti e molte concatenazioni di eventi sono gli stessi che ritroviamo in altri film di genere e alcuni settaggi sono davvero scritti male; non si spiega, infatti, come la nonna si scopra esperta di spiritismo solo alla fine del film e perché le due sorelle non si siano rivolte prima a lei. Come si dice in gergo: molte sequenze “sono telefonate”, ovvero si capisce cosa accadrà diversi minuti prima che avvenga. I personaggi sono piatti, molto monodimensionali e tendenti allo stereotipo. Davvero un brutto colpo, perché diversi fan del cinema horror attendevano Ouija con molte aspettative. Perché la “tavola degli spiriti” è uno dei fondamenti del paranormale e del sottogenere omonimo a cui molti lungometraggi fanno riferimento. Basti pensare che ne L’esorcista, la bambina viene posseduta proprio perché gioca da sola con la ouija e richiama a sé un essere maligno molto potente. Sicuramente, desta più curiosità la storia dell’entità DZ che tormenta Lane e i suoi amici, che qui viene poco analizzata e approfondita; chissà che non realizzino un prequel, visto che ora va molto di moda. Nonostante ciò, bisogna ammettere che in molte scene c’è una buona dose di suspense e che riesce anche a spaventare in tre, quattro momenti; sicuramente è poco per un film che si autodefinisce horror, ma è comunque sopra la media rispetto a pellicole davvero mediocri. Interessante è la questione della tavola degli spiriti intesa come “gioco” e non come strumento medianico; tant’è che i personaggi parlano sempre di “gioco” e di “voler giocare” con la tavola. Infine, nei titoli di coda campeggia la scritta “ispirato al gioco omonimo della Hasbro”. Alla fine di tutto, il film non aggiunge nulla di innovativo alla cinematografia, ma sicuramente, visto il successo al botteghino, ci sarà un seguito o, addirittura, una trilogia basata sulle tre regole e la prima è andata.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!

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Serata tipo - agrodolce

Oggi partiamo dal film. Un'opera controversa, che sta facendo commuovere e riflettere, ma che sta anche creando discordie tra diversi critici, che lo reputano un film creato ad hoc solo per vincere gli Oscar. Onestamente, noi facciamo parte della prima schiera ed Elena non rientra nei critici detrattori. Anzi. Stiamo parlando de La teoria del tutto, basato sulla vita di Stephen Hawking. Per un film agrodolce, abbiamo pensato di abbinarci un piatto altrettanto agrodolce, grazie sia alla crema di soia che al succo del limone: le Pappardelle al limone. 


La ricetta
Pappardelle al limone





INGREDIENTI per 2 persone:

-          5 nidi di pappardelle;
-          succo di un limone;
-          2 cucchiai di crema di soia;
-          1 cucchiaio di semi di finocchio;
-          1 cucchiaino di granella di pistacchi;
-          olio evo, sale, pepe nero macinato, paprika, curry, cannella macinata, salvia tritata, origano, parmigiano grattugiato: q.b.


PREPARAZIONE (20 minuti):

Preparare un’emulsione con limone, olio, pepe nero, paprika, curry, cannella macinata, salvia, origano, semi di finocchio e pistacchi. Mettere l’emulsione in una padella e scaldarla, aggiungere la crema di soia e amalgamare.
Cuocere in abbondante acqua salata la pasta, scolarla al dente e saltarla nella padella con la salsa intervallando acqua di cottura e parmigiano.
Impiattare con una spolverata di parmigiano.

Alessandro Ricchi


La recensione
La teoria del tutto





1963, il giovane Stephen Hawking è un cosmologo dell'Università di Cambridge che sta cercando di trovare un'equazione unificatrice per spiegare la nascita dell'universo e come esso sarebbe stato all'alba dei tempi. Ad una festa universitaria conosce una studentessa di lettere: Jane Wilde. Entrambi sono attratti l'uno dall'altra e, ben presto, Stephen invita Jane al ballo di primavera dove si scambieranno il loro primo bacio sotto le stelle. La loro storia d'amore viene ostacolata però dalla comparsa della malattia degenerativa di Stephen: l'atrofia muscolare progressiva. Una recensione molto difficile da scrivere dal punto di vista oggettivo. Perché La teoria del tutto è un film che ti colpisce al cuore con una forza incredibile e che ti lascia strascichi emotivi anche giorni dopo averlo visto. L’opera racconta la potenza di un uomo e il suo desiderio di vincere una malattia progressiva e invalidante, la voglia di salvaguardare il suo cervello, di preservare la sua indole, di continuare ad amare. La cosa più sorprendente è che tutto questo viene racchiuso in un unico e piccolo uomo, fisicamente, ma immenso nella sua intelligenza: Stephen Hawking.  La sorprendente storia del cosmologo, già conosciuta proprio in virtù della sua malattia, è l’esempio di come niente potrebbe fermare un uomo e il raggiungimento dei suoi obiettivi; neanche un’infermità. L’unico elemento che potrebbe bloccarlo è proprio sé stesso, cosa che non è accaduta a Hawking. Persino la sua ironia e autoironia non si sono spenti e, anzi, sono diventati il modo per esorcizzare l’inabile condizione fisica. Niente, però, sarebbe stato possibile senza l’amore di una donna: Jane. L’unica che riuscì a scuoterlo dalla prima depressione a seguito della drammatica diagnosi, che lo sostenne nel suo percorso accademico, a dimostrazione che anche nella realtà esistono grandi storie d’amore e non solo nella fantasia. Il film è tratto dal libro Verso l’infinito, scritto proprio da Jane e portato su grande schermo dal documentarista James Marsh. Davvero un ottimo lavoro, anche a detta della figlia di Hawking e Jane, che in molte interviste a dichiarato quanto il film sia aderente alla realtà e alle vicende personali della sua famiglia; anche nelle piccole cose, come la riproduzione fedele delle loro case. Non è un caso che anche Hawking stesso, a seguito della prima visione del film, si sia commosso. Notevole, infatti, è il lavoro fatto da Marsh: una regia pulita, elegante e raffinata. Intense le sequenze caratterizzate dalle soggettive emotive del protagonista (cioè mostrare e far capire attraverso immagini, cosa prova il protagonista), in cui ci mostra l’isolamento dato dalla malattia. E vi riesce attraverso immagini sfocate, audio sporco e assenza totale di colonna sonora nei momenti più difficili dell’uomo, legati al peggioramento fisico. Molto bella anche la sequenza finale: un lungo movimento a ritroso, che ha un forte richiamo con le teorie di Hawking e che è accompagnata dalla struggente melodia firmata dall’artista Ludovico Einaudi.  La fotografia di Benoît Delhomme e la colonna sonora di Jóhann Jóhannsson vanno di pari passo con la bellezza del film. La teoria del tutto si poggia, in primis, sulla bravura del cast e, soprattutto, dei due attori protagonisti: Felicity Jones ed Eddie Redmayne. Incredibile la sintonia tra i due, specialmente nei momenti in cui devono affrontare la comparsa della malattia. Senza la bravura di questi due attori, la magia del film non ci sarebbe stata. Sopra ogni cosa, al di là di tutto, rimane impressa l’immensa interpretazione di Redmayne: impossibile da descrivere a parole, bisogna vederla per capire quanto l’attore si sia calato nella mente e nel corpo di Hawking. Per le loro interpretazioni, i due giovani attori hanno già vinto il Golden Globe e sono stati candidati all’Oscar. Un film davvero indimenticabile.

Elena Mandolini 


Buone pappe e buon film!

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