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martedì 25 marzo 2014

Serata tipo - Simpaticamente romantici

La domenica sera, magari dopo un sabato tra amici in cui si è fatto tardi, è davvero piacevole restare a casa, abbracciati sul divano, con la propria metà. Sempre con l'idea di condividere la propria nicchia, si possono realizzare insieme questi Muffins FragolSpiritosi, il cui divertimento sarà giocare con la pasta di zucchero e creare insieme deliziose miniature. Per noi, infatti, è andata proprio così! Per completare la serata ci vuole un film altrettanto romantico e spiritoso. La scelta è caduta su Ruby Sparks. 


La ricetta
Muffins FragolSpiritosi




INGREDIENTI per 20 muffins:

-          300 g. di farina 00;
-          200 ml. di latte;
-          75 g. di burro;
-          1 vaschetta di fragole;
-          1 uovo;
-          1 bustina di lievito per dolci;
-          buccia grattata di un limone.

Per la decorazione: pasta di zucchero azzurra e bianca q.b.



PREPARAZIONE  (35 minuti):

Fare ammorbidire il burro a temperatura ambiente, metterlo in una cocottina insieme allo zucchero e lavorare con un cucchiaio di legno. Aggiungere il tuorlo, la farina e il lievito precedentemente setacciati, il latte, la buccia di limone e l’albume montato a neve. Mescolare delicatamente dal basso verso l’alto.
Lavare le fragole, tagliarle a pezzettini e unirle all’impasto, continuare a mescolare delicatamente.
Versare il composto nei pirottini per muffin e riempirli per circa metà della loro capienza.
Cuocere in forno caldo a 180° per 30 minuti.
Una volta raffreddati, decorateli con delle creazioni a base di pasta di zucchero.

Alessandro Ricchi


La recensione
Ruby Sparks




I registi di Little Miss Sunshine, Jonathan Dayton e Valerie Faris, tentano la strada del romanticismo e vi riescono alla perfezione. Ruby Sparks è il prototipo della fantasia, è un’ode a Fantasia, è il sogno ad occhi aperti che tutti vorremmo vivere. Calvin Weir-Fields è un giovane scrittore di successo. Improvvisamente, la sua creatività vacilla, fino a scomparire del tutto. La sua vita diventa ancora più solitaria di quanto non fosse prima: la fidanzata l’ha lasciato e passa le sue giornate con l’amato cane e seguendo delle lezioni in palestra, che gli ha imposto l’aitante fratello. Il suo psicanalista prova ad aiutarlo, ma senza risultati concreti.  Una notte, Calvin inizia a sognare Ruby Sparks, una bella ed eccentrica pittrice, che risveglia in lui la creatività, diventandone una vera Musa ispiratrice. Calvin ricomincia a scrivere e, notte dopo notte, s’innamora di questa sua fantasia speciale. Inaspettatamente, ecco che Ruby Sparks prende vita! Calvin scopre che la gente interagisce con lei e che può comandarla scrivendone i comportamenti nel suo romanzo. Per chi è fantasioso, Ruby Sparks è un film da non perdere. I sogni ad occhi aperti, le fantasie, i voli pindarici, i castelli in aria; definiteli come volete, ma se amate l’immaginazione sapete di cosa si sta parlando.  E sapete anche cosa significherebbe vedere realizzati questi ghiribizzi davanti a voi. Una commedia fresca e brillante, come da qualche tempo non si vedeva su grande schermo; forse da Amore a mille miglia e 500 giorni insieme. I registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, confezionano una storia d’amore irreale, ma, paradossalmente, sempre coerente, un po’ in stile Billy Wilder (citato anche nel corso del film) e Frank Capra. Dopo uno sbigottimento iniziale e la paura per un’improvvisa pazzia, Calvin comincia una relazione che, pur essendo con una ragazza inventata e vicina al proprio ideale di donna, porterà a delle divergenze e diversi problemi.  Le incomprensioni ed i litigi creeranno una momentanea rottura della coppia e ad una conseguente crescita emotiva del protagonista.  A ben pensarci Dayton e Faris ci raccontano il cammino nell’amore e la crescita emotiva di ognuno di noi. Tutti abbiamo un ideale romantico, una quasi perfetta incarnazione del compagno perfetto. Ogni storia, quando comincia, sembra il realizzarsi dei nostri sogni, il compimento di quella fantasia. Però, quando passa la fase dell’innamoramento e la coppia inizia realmente a vivere, si comprende l’altro, coi suoi difetti e i suoi pregi. Si cresce, si matura, smussando i lati più spigolosi del nostro carattere. Ed è lì, che comincia la vera storia d’amore e, come ogni storia d’amore non si sa come andrà finire.  Il bello è, come vogliono dirci i registi, vivere l’amore e viverlo con la consapevolezza che niente è perfetto e proprio per questo più meraviglioso della fantasia stessa. Ruby Sparks è anche un film sulla solitudine e la fragilità umana. Se una chiave di lettura è la bellezza della fantasia, l’altra è la follia della fantasia. Il confine è sottile ed è facile superarlo.  Chiudersi nella propria immaginazione e vivere in mondi creati ad hoc, è più facile che vivere una realtà scomoda o triste. E, purtroppo, in molti preferiscono nascondersi nelle proprie invenzioni e non uscirne più. Attenzione, quindi, che non diventi un rifugio ma continui ad essere il motore della creatività e della genialità. La regia di Dayton e Faris è ordinata e lineare, con un bel ritmo di narrazione. L’happy ending è scontato e in perfetta linea col genere cinematografico; magari un po’ troppo veloce e sbrigativo, un po’ una nota stonata nel bell’ingranaggio funzionante, che è la sceneggiatura del film. Bravi i due protagonisti, Paul Dano (Little Miss Sunshine, Un perfetto gentiluomo) e Zoe Kazan (Revolutionary Road, È complicato), davvero in sintonia per tutto il film. Persino Antonio Banderas, alias il patrigno di Calvin, regala una buona prova attoriale. Una calda favola romantica.

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film!

©RIPRODUZIONE RISERVATA



martedì 18 marzo 2014

Serata tipo - Romanticismo razionale e riflessivo...

...Ma non per questo meno spiritoso o idilliaco. Questa volta, partiamo dal film. Her, tradotto in italiano con Lei è il film di Spike Jonze che ha commosso e divertito pubblico e critica allo scorso Festival Internazionale del Film di Roma. Una storia appassionante seppur senza scene di sesso, una commedia che fa ridere di cuore e al contempo ti fa riflettere. Insomma croccante e morbido al palato. Per accompagnare un film così versatile, abbiamo pensato a un piatto dalle medesime caratteristiche, ovvero il Risotto alla zucca. Enjoy!


La ricetta
Risotto alla zucca





INGREDIENTI per 2 persone:

-          3 tazzine colme di riso arborio;
-          200 g. di zucca;
-          1 cipollotto;
-          1 peperoncino;
-          800 ml. d’acqua;
-          1 carota;
-          1 costa di sedano;
-          1 cipolla;
-          4 pomodorini pachino;
-          olio evo, pecorino romano, sale, prezzemolo, vino bianco: q.b.;



PREPARAZIONE (40 minuti):

In una padella soffriggere il cipollotto, tagliato a striscioline, con l’olio e il peperoncino. Sfumare con il vino bianco, aggiungere la zucca tagliata a dadini e un pizzico di sale. Cuocere con coperchio, aggiungere acqua se necessario. Preparare il brodo con 800 ml. di acqua, una carota, una costa di sedano, una cipolla, i pomodorini pachino divisi a metà e un pizzico di sale. Portare il brodo a ebollizione, poi tenerlo a fuoco basso. Tostare il riso nella padella con la zucca, intervallare con il brodo. Cotto il risotto, toglierlo dal fuoco e mantecarlo con il pecorino romano.
Impiattare con una spolverata di prezzemolo tritato. Potete guarnire con striscioline di zucca infarinate e fritte.

Alessandro Ricchi


La recensione
Lei





L'amore è una forma di follia socialmente accettabile. Questa è la base, nonché una citazione, di Her, film con cui Spike Jonze ha partecipato in concorso all'ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. In un futuro non troppo lontano, la tecnologia si è evoluta al punto tale da creare dei sistemi operativi (OS) in grado di migliorarsi, di crescere attraverso l'esperienza e, soprattutto, grazie al contatto umano col proprio utente. Theodore Twombly lavora in un'agenzia di servizi che crea lettere ad hoc per eventi speciali ed è in prossimità del divorzio.  Deluso dalla vita, declina tutti gli inviti degli amici, si chiude in se stesso e raramente esce di casa. In questo frangente, decide di provare il rivoluzionario OS a cui dona una voce e un’identità femminile e comincia a lavorare con lei. La lei in questione si chiama Samantha e i due, nonostante l'enorme ostacolo che li divida - uno è un essere vivente, l'altro un programma -  legano e si innamorano. Delicato e passionale allo stesso tempo. Divertente e commovente. Il quarto film di Spike Jonze è fantascienza, è romanticismo, è persino commedia. Her riporta il regista nell'Olimpo del cinema dopo la fragorosa caduta de Nel paese delle creature selvagge per ritornare ai livelli di Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee: meravigliosamente visionario con una profonda riflessione alla base della storia. L'amore viene scandagliato senza la solita retorica e senza cadere in stereotipi e cliché. Quello su cui si sofferma Jonze è la dualità dell'amore nella fantasia e nella realtà e di quanto la seconda venga condizionata dalla prima. Per non parlare dell'altro aspetto cruciale su cui il regista pone l'accento: l'alienazione nell'era moderna. Nel corso del film, Jonze dissemina veloci scene che mostrano la solitudine dell'uomo, velata dall'apparente comunità dei social network. La sceneggiatura è scritta alla perfezione: dialoghi veloci ma mai banali e alternanza di sequenze divertenti a scene romantiche. Davvero impossibile annoiarsi. La bravura di Joaquin Phoenix (Theodore), la sensualità della voce di Scarlett Johansson (Samantha) e la dolcezza di Amy Adams hanno portano il film direttamente tra i papabili vincitori del Festival e alla relativa vittoria della Johansson come Miglior Attrice Protagonista, e lo hanno consacrato agli Oscar 2014 col premio per la Miglior Sceneggiatura Originale.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!

©RIPRODUZIONE RISERVATA
  


Serata tipo - Amici sul divano con street food

Una cena veloce con gli amici. Birra e quel cibo deliziosamente ipercalorico e che ci farà salire il colesterolo nel sangue. Quando ci vuole, ci vuole: ogni tanto si può sgarrare. Per la goduria del nostro palato, eccovi una mia creazione: il FaKebab, un finto kebab, che nasconde i wurstel. Giocando con il concetto che "niente è quello che sembra", ci abbiamo abbinato un film sui misteri e sul doppio gioco paranormale, ovvero l'elegante 1921 - Il mistero di Rookford. Un piccolo accorgimento: questo piatto si può adattare per i vegetariani, utilizzando dei wurstel vegetali, al posto di quelli di carne.


La ricetta
FaKebab




INGREDIENTI per 2 persone:

-          2 sfoglie di pane azzimo morbido biologico;
-          4 wurstel di suino (o 4 wurstel vegetali);
-          8 fettine sottili di Emmental;
-          4 foglie di cavolo rosso;
-          4 foglie di cavolo bianco;
-          1 cucchiaino di senape;
-          4 cucchiai di maionese.


PREPARAZIONE (15 minuti):

Pulire e tagliare le foglie di cavolo prima a striscioline e poi a quadratini, unirle alla senape e alla maionese e impastare con un cucchiaio formando un’insalata di cavoli. Scaldare su un padella antiaderente le foglie di pane azzimo su entrambi i lati. Nel frattempo cuocere i wurstel divisi a metà su una piastra su entrambi i lati, aggiungere l’emmental, farlo sciogliere.
Prendere una sfoglia di pane azzimo, arrotolarla come una cornucopia rivestendola di alluminio per alimenti. Riempire ciascuna cornucopia con l’insalata di cavoli e 2 wurstel.
Esistono tanti tipi di wurstel, ottimi sono anche quelli misti di vitello e suino.
Per i vegetariani si possono sostituire i wurstel di suino con quelli vegetali.

Alessandro Ricchi


La recensione
1921 - Il mistero di Rookford








Inghilterra del XX secolo. La guerra e le malattie hanno fatto molte vittime. In tutte le famiglie c’è un genitore, una moglie, un figlio che piange la perdita di una persona amata. I fantasmi diventano, così, un’esigenza in cui credere, con cui entrare in contatto per dare pace a se stessi più che al defunto. Molti, però, sono i profittatori che speculano sul dolore degli altri, travestendosi da medium e utilizzando trucchi di quart’ordine. In questo frangente, la scrittrice Florence Cathcart aiuta Scotland Yard nello smascherare tutti i falsi medium, utilizzando un metodo scientifico e razionale. Tuttavia, quando viene chiamata a visitare Rookford, un collegio maschile situato nella campagna, per indagare sulle presunte apparizioni di un fantasma di un bambino, Florence metterà in discussione tutte le sue teorie. Diretto da Nick Murphy e scritto assieme a Stephen Volk 1921 Il mistero di Rookford è un horror che non mostra scene di sangue ma gioca egregiamente sull’aspetto psicologico dei personaggi, sui loro passati tormentati e sulle inquietudini quotidiane. La solitudine, in primis, nasce e si sviluppa all’interno della trama attaccandosi come una sanguisuga ad ogni singolo personaggio. Perché sia la protagonista, che i personaggi secondari, sono soprattutto anime sole che combattono tormenti e fantasmi inconsci. Come a simboleggiare questa lotta interiore, l’intero film si svolge dentro il collegio maschile, dove Florence si muove come fosse lei stessa un fantasma a cui sfuggire. Giochi di luce e ombra, rumori improvvisi e poltergeist sfuggenti, immergono la protagonista in un’atmosfera rarefatta e surreale. Le scene sono come fotografate per enfatizzare la sensazione di ritrovarsi in una “vecchia immagine di altri tempi”. Il tutto sorretto da una buona sceneggiatura nella quale è ben chiaro l’obiettivo che ci porterà da un finale aperto a qualsiasi soluzione, grazie anche a un logico lavoro di montaggio. Il film, dunque, regge abbastanza bene, anche se nell’ultima parte gli eventi si rincorrono perdendo un po’ di aderenza anche per l’esigenza di chiudere una storia che aveva forse aperto troppi fronti narrativi. Nonostante gli ottimi propositi e la bella ambientazione, il film stenta a raccontare in modo convincente i misteri dell’anima della protagonista, interpretata dall’intensa e sofisticata Rebecca Hall (The Prestige, Vicky Cristina Barcellona). Florence Cathcart conquista fin dalle prime immagini: una femminista, una donna moderna e intelligente, che viene etichettata in più di un’occasione nel film come “la donna istruita da cui guardarsi”. Sostanzialmente 1921 Il mistero di Rookford ha l’ambizione di raccontare una ghost story che ripercorra l’insegnamento del grande maestro Alfred Hitchcock: la paura è una porta chiusa. Chissà quanti avrebbero il coraggio di aprirla e vedere cosa nasconde.

Elena Mandolini

Buone pappe e buon film!

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sabato 15 marzo 2014

Serata tipo - Forza azzurri (di rugby) 2

Eccoci arrivati all'ultima partita del 6 Nazioni di Rugby. In quest'ultimo scontro, l'Italia affronterà l'Inghilterra e dovrà mettercela tutta per vincere e non prendere il canonico cucchiaio di legno, premio in negativo simbolico che va alla squadra che arriva ultima nel torneo. Quindi: forza azzurri! Per sostenerli, abbiamo realizzato una Cake Match 2 e vi abbiamo abbinato Il terzo tempo, film tutto italiano dedicato al mondo del rugby. Chiudiamo questo post incrociando le dita!


La ricetta
Cake Match 2




INGREDIENTI per 6 persone:

-         200 g. di zucchero;
-         150 g. di farina;
-         100 g. di fecola di patate;
-         5 uova;
-         buccia di un limone grattugiata;
-         1 bustina di lievito per dolci (16 g.);
-         crema alla nocciola (Quella lì) 400 g.

INGREDIENTI per la decorazione:

-         pasta di zucchero per copertura colori verde, bianco, rosso;
-         300 g. di ghiaccia reale;
-         70 ml. di acqua



PREPARAZIONE (60 minuti):

Montare le uova insieme allo zucchero per almeno 20 minuti. Aggiungere poco per volta la farina, il lievito e la fecola di patate, precedentemente setacciati, e la buccia del limone. Continuare a montare per altri 10 minuti.
Imburrare e infarinare la teglia da forno e rovesciarci sopra l’impasto. Cuocere in forno caldo e ventilato a 180° per circa 35 minuti. Non aprire mai il forno, togliere il pan di spagna solo dopo 10 minuti dalla fine della cottura.
Dopo aver fatto freddare il pan di spagna tagliarlo formando un rettangolo, poi tagliarlo ancora a metà orizzontalmente e farcirlo con crema alla nocciola.
Dentro una cocottina mescolare il composto per la ghiaccia con l’acqua fino ad ottenere una crema morbida.
Stendere la pasta verde con un matterello formando un rettangolo della stessa grandezza del pan di spagna. Ricoprire la torta con la ghiaccia e dopo stenderci sopra la pasta verde. Realizzare con la pasta bianca  le linee di un campo da rugby. Con la pasta bianca, verde e rossa creare due scudetti, uno dell’Italia e l’altro dell’Inghilterra e attaccarli sui bordi della torta aiutandosi con la ghiaccia. Per i pali utilizzare stecchini grandi.

Alessandro Ricchi


La recensione
Il terzo tempo




Samuel è un ragazzo cresciuto in un contesto familiare difficile, che entra ed esce dal riformatorio. Il magistrato di sorveglianza, finito l’ennesimo periodo di reclusione, lo affida all’assistente sociale Vincenzo e comincia a farlo lavorare in un’azienda agricola. Vincenzo è un ex giocatore di rugby che dopo la morte della moglie non è più riuscito a riprendersi e che attualmente allena la Frascati Rugby con scarso successo. Samuel riesce ad adattarsi con difficoltà al nuovo lavoro e alla nuova vita, ma Flavia, figlia di Vincenzo, lo aiuta a integrarsi. Un buon esordio quello di Enrico Maria Artale. Seppur ingenuo in alcune sequenze e in alcuni passaggi della sceneggiatura, Il terzo tempo è un film gradevole. Peccato per il cambiamento di Samuel dall’emarginazione all’integrazione nella squadra: avviene troppo repentinamente e con passaggi non molto consequenziali. Il personaggio di Samuel, seppur non innovativo, si discosta dai soliti stereotipi come anche quelli di Vincenzo e di Flavia. Infatti, è facile comprendere fin da subito quali saranno i ruoli dei vari personaggi nel film, ma grazie alla buona sceneggiatura, la storia non annoia, ma anzi mantiene alta la curiosità. Ovviamente l’opera di Artale affronta il tema della salvezza attraverso uno sport, che riesce a far cambiare la vita anche al più pessimista degli uomini. Il regista, poi, ha scelto una disciplina ad hoc: il rugby. Per sua natura, questo sport crea un senso di appartenenza a un gruppo, crea coesione, fiducia in se stessi e negli altri, elementi che sono sempre mancati nella vita di Samuel, portandolo così su una brutta china. Il film, in questo senso, ricalca molte pellicole americane come Rocky, Lassù qualcuno mi ama oppure Cinderella man. Un tentativo davvero ammirevole che si discosta dalle solite storie per adolescenti e che viene veicolata da una buona regia e una buona padronanza del mezzo. Le sequenze dedicate allo sport sono state realizzate abilmente e Artale le costruisce con stili differenti, in base ai diversi stati d’animo del protagonista: con telecamera libera e primi piani nelle partite iniziali in cui si sente isolato, alla bellissima sequenza rallenti della partita finale in cui ci sono panoramiche dei passaggi fra i giocatori. Bravi gli attori Lorenzo Richelmy (Samuel) e Stefano Cassetti (Vincenzo).

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!

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martedì 11 marzo 2014

Serata tipo - Just for kids!

Solo per piccoli, adulti esclusi! Questa ricetta è, ovviamente, adatta anche ai più grandi, ma i bambini la troveranno di loro gusto grazie ad alcuni semplici trucchi che scoprirete nel leggere la preparazione. Il tutto finalizzato per far apprezzare la carne ai più piccoli. Gustiamoci, quindi, il Polpettone alla Tony, seguito dall'educativo Oceani 3D, che racconta l'immensità di un mondo sommerso e i suoi abitanti a rischio d'estinzione.

La ricetta
Polpettone alla Tony





INGREDIENTI per 4 persone:

-          900 g. di macinato di manzo;
-          1 patata grande;
-          1 manciata di olive verdi denocciolate;
-          1 manciata di pistacchi di Bronte;
-          1 uovo;
-          1 cucchiaio di pepe;
-          1 cucchiaio di paprika;
-          1 cucchiaio di parmigiano;
-          1 cucchiaio di pecorino;
-          sale, pangrattato, zucchero di canna, olio evo: q.b.


PREPARAZIONE (15 minuti):

Pulire e pelare la patata, tagliarla a dadini e cuocerla al vapore. Metterla in una insalatiera e schiacciarla con una forchetta. Aggiungere la carne e tutti gli altri ingredienti. Impastare con le mani e aggiungere all’occorrenza pangrattato.
Formare un polpettone, impanarlo e adagiarlo su una teglia da forno con carta forno. Ricoprirlo con cura con lo zucchero di canna, aggiungere un filo d’olio.
Cuocere in forno caldo a 200° per 50 minuti.
Per dare una forma simpatica al polpettone ci si può aiutare con delle formine grandi.

Alessandro Ricchi


La recensione
Oceani 3D




Una tartaruga marina ospita tre “voci” che raccontano il viaggio che stanno compiendo attraverso l’Oceano. Incontreranno murene, squali di diverse razze, orche assassine, delfini, cernie, meduse, balenotteri ed altre creature ancora e vedranno luoghi meravigliosi come la Kelp Forest in California, la Grande Barriera Corallina Australiana o la Roca Partida in Messico. Alla fine del viaggio viene svelato che queste tre voci, altro non sono che uova che la madre depone sulla spiaggia alla fine della traversata. Oceani è un documentario ben congeniato ed emozionante che il regista Jean-Michel Costeau, figlio non a caso del famoso esploratore oceanico Jacques Costeau, costruisce per mostrarci un ecosistema suggestivo, ma fragile, comprensivo di leggi sotto cui i suoi abitanti devono assolutamente sottostare se vogliono sopravvivere. Un documentario che regala piccole nozioni scientifiche e mostra pesci e mammiferi comuni ma anche rari, talmente rari da lasciare letteralmente a bocca aperta come la Ballerina Spagnola: bella quanto strana creatura. Una sequela di immagini nitide e splendide e l’ottima fotografia di Gavin McKinney trasformano il grande schermo in un immenso acquario, in una finestra sull’oceano. Complice anche la colonna sonora del compositore Christophe Jacquelin che per ogni specie crea una propria melodia in sintonia con le caratteristiche peculiari della specie stessa, come ad esempio uno stile più divertente per i leoni marini e più armonioso per le aquile marine. Oltre alla colonna sonora, Costeau lascia il giusto spazio anche ai rumori e suoni naturali dell’oceano, come i guizzi dei delfini o i canti delle balene. Per sublimare le belle atmosfere, Oceani vanta d’esser il primo film subacqueo girato interamente in 3d, che naturalmente acuisce l’idea di trovarsi proprio nei fondali marini accanto alla tartaruga. Per doppiare il film, che nella versione originale era doppiato da Marion Cotillard, è stato chiamato il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. Una scelta in parte comprensibile per poter meglio attrarre e divertire anche il pubblico più piccolo, ma che ad un’analisi più attenta molte volte stanca anche chi il Trio lo segue ed ama. Troppe, infatti, sono le battute forzate ed i dialoghi insipidi, che in altri momenti vanno quasi a disturbare le belle atmosfere del documentario. Il film si chiude mostrando i protagonisti del film, che sono ormai quasi tutte specie a rischio d’estinzione se non addirittura ad altissimo rischio. Sicuramente da vedere.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!

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domenica 9 marzo 2014

Serata tipo - Quelle piccole cose

La frenesia della vita, gli impegni, le preoccupazioni, saltare da una parte all'altra... E poi ci si accorge che lo stress ci accompagna persino a letto, facendoci addormentare con molta difficoltà. Riuscire a staccare ogni tanto la spina, dovrebbe essere un dettame da tenere presente, per non crollare miseramente sotto il peso dei doveri. Si dovrebbe cominciare dalle piccole e semplici cose della vita, quegli aspetti che, pur non accorgendosene, la rendono migliore. Basta solo fermarsi e guardare cosa ci circonda. Questo post vuole rendere omaggio a queste piccole cose. Una semplice Finta frittura di paranza e il film L'ultima ruota del carro, fanno al caso nostro.


La ricetta
Finta frittura di paranza




INGREDIENTI per 2 persone:

-         800 g. di pesci misti per frittura di paranza (per es.: triglie, merluzzi e sogliole);
-         300 g. di farina 00;
-         100 g. di pangrattato;
-         2 fettine di verdure miste (melanzane, zucchine, finocchio, peperoni);
-         sale, origano, olio evo: q.b.


PREPARAZIONE (20 minuti).

Eviscerare e lavare i pesci. Asciugarli con carta assorbente e infarinarli con cura in un misto farina, pangrattato e sale. Disporli in una teglia da forno con carta forno, mettere un filo d’olio e cuocerli per 15 minuti a 200° poi altri 5 minuti al grill.
Impiattare con verdure grigliate e origano.

Alessandro Ricchi


La recensione
L'ultima ruota del carro




Normalità. Il regista Giovanni Veronesi, con L'ultima ruota del carro, racconta la vita di Ernesto Fioretti, uomo semplice e senza ambizioni, ma non per questo meno felice di altri.Anzi. Mentre chi lo circonda - il padre, la suocera o l'amico Giacinto - vorrebbe sempre salire un gradino in più nella scala della vita, Ernesto preferisce essere uno spettatore, anche a dispetto di chi vorrebbe che facesse qualcosa di più importante. Guarda e osserva come se fosse un giocatore in panchina, come un eterno testimone della realtà italiana e dei suoi avvenimenti più importanti osservati dalla televisione. La sua vita scorre e scorre anche la storia dell'Italia, fra il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro e l'arresto di Craxi, ed Ernesto commenta dal pulpito del suo letto, con accanto l'inseparabile moglie. L'unico a comprenderlo nella sua interezza è il Maestro, esponente dell'arte contemporanea che vede in lui in uomo buono e un amico fidato. Il fulcro del film, nonchè la sua forza, è nella sceneggiatura ricca di dialoghi veloci e ritmati, scanditi da battute sottili, presenti anche nei pochi momenti drammatici della storia. Bravi tutti gli attori da Ricky Memphis a Sergio Rubini e Alessandro Haber, ma su tutti primeggia Elio Germano. La storia prende spunto dalla vita di Ernesto Fioretti, presente nel film con un cameo, che altri non è che l'autista di Veronesi e di altri personaggi del cinema. Veronesi ci regala un omaggio alle piccole cose e alla loro bellezza, che sia una partita tra amici o commentare il tg con la propria moglie. Da vedere per rifletterci sopra.
Elena Mandolini

Buone pappe e buon film!

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sabato 8 marzo 2014

Serata tipo - In bocca al lupo azzurri (di rugby)

Oggi, sabato 8 marzo, non è solo la festa della donna (auguroni a tutte!), ma anche il giorno della partita Irlanda - Italia del torneo 6 Nazioni di Rugby, che verrà giocata a Dublino. Purtroppo per noi, non siamo potuti andare nella Terra di Smeraldo e, per compensare questa mancanza, abbiamo realizzato la Cake Match, una semplice torta di soffice pan di spagna, farcita con Quella deliziosa e famosa crema alle nocciole. Essendo il primo esperimento di cake design, siamo rimasti sul semplice per le decorazioni, ma stiamo lavorando per voi. Ovvero prima si impara a camminare e poi a correre! Come film abbiamo scelto il recente Philomena, storia vera ambientata per metà nell'Irlanda anni '50, che come protagonista ha una energica donna irlandese, interpretata dalla strabiliante Judi Dench.


La ricetta
Cake Match




INGREDIENTI per 6 persone:

-         125 g. di zucchero;
-         125 g. di farina;
-         3 uova intere;
-         buccia di un limone grattugiata;
-         1 bustina di lievito per dolci (16 g.);
-         crema alla nocciola (Quella lì) 400 g.

INGREDIENTI per la decorazione:

-         pasta di zucchero per coperture nei colori: bianco, azzurro, rosso, verde;
-         colorante alimentare marrone;
-         330 g. di ghiaccia reale;
-         75 ml. di acqua



PREPARAZIONE (50 minuti):

Montare le uova insieme allo zucchero per almeno 20 minuti. Aggiungere poco per volta la farina e il lievito, precedentemente setacciati, e la buccia del limone. Continuare a montare per altri 10 minuti.
Imburrare e infarinare la teglia da forno e rovesciarci sopra l’impasto. Cuocere in forno caldo e ventilato a 180° per circa 35 minuti. Non aprire mai il forno, togliere il pan di spagna solo dopo 10 minuti dalla fine della cottura.
Dopo aver fatto freddare il pan di spagna tagliarlo a metà orizzontalmente e farcirlo con crema alla nocciola.
Dentro una cocottina mescolare il composto per la ghiaccia con l’acqua fino ad ottenere una crema morbida.
Stendere la pasta verde e azzurra con un mattarello. Ricoprire la torta con la ghiaccia e dopo stendere su metà della torta la pasta verde e sull’altra metà quella azzurra. Realizzare con la pasta bianca un mini pallone da rugby della grandezza di circa 6 cm. e con i rebbi della forchetta disegnare la cucitura del pallone e infine dipingerlo con il colorante alimentare marrone. Mentre si asciuga il pallone realizzare con la pasta bianca un quadrifoglio della grandezza di circa 7 cm.
Comporre con la pasta bianca, rossa e verde uno scudetto dell’Italia della grandezza di circa 6 cm. Far aderire sopra la torta i tre disegni aiutandosi con la restante ghiaccia.

 Alessandro Ricchi


La recensione
Philomena




Irlanda, 1952. Philomena Lee è un’ingenua adolescente che rimane incinta a seguito di un rapporto avuto con un affascinante ragazzo, conosciuto alla fiera del paese. Cacciata di casa, viene mandata al convento di Roscrea, dove ragazze nelle sue stesse condizioni e ritenute peccaminose, vengono aiutate nel percorso di redenzione. Philomena, come anche le altre giovani madri, lavora all’interno del convento e può vedere il proprio figlio solo un’ora al giorno. Dopo tre anni, il figlio le viene strappato via e viene dato in adozione a una coppia facoltosa. Dopo cinquant’anni Philomena, che ha cercato il figlio invano, trova un valido aiuto nel giornalista Martin Sixsmith. Philomena è una storia vera tratta dal libro The lost child of Philomena Lee scritto proprio da Sixsmith. Il film racconta un periodo oscuro della chiesa cattolica nell’Irlanda degli anni ’50, ovvero la vendita di bambini a ricche coppie americane e spesso, nel corso del film, vengono lanciate diverse stoccatine al Cattolicesimo e alle relative riserve sul sesso. Argomenti ostici da trattare, ma il regista Stephen Frears ha saputo raccontarli senza scene patetiche o drammi eccessivi, ma anzi usando elementi divertenti. Proprio grazie a quei momenti spiritosi e ironici, le sequenze più dolorose diventano vere e concrete: è la vita, si ride e si piange. Philomena è ingenua, ma non stupida e Martin è un uomo deluso dalla vita, che comunque ha ancora una scintilla nel petto; grazie a queste diversità i due insieme funzionano alla perfezione, si compensano e si aiutano nel capire l’uno i difetti dell’altro. Merito di questa perfezione, ovviamente, è l’alchimia tra Judi Dench e Steeve Coogan. Il film si è aggiudicato il Premio per la Sceneggiatura alla 70° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Da vedere per chi ha voglia di ridere piangendo e di piangere ridendo.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!


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domenica 2 marzo 2014

Serata tipo - E che muffins siano!

Pioggia, vento e intemperie. Ma non sarebbe meglio starsene a casa? Magari gustandosi una ghiottoneria e guardando un film d'animazione dalle forti tinte horror. Se è questa la vostra idea, allora è il post giusto per voi! Sta sera vi proponiamo i Muffins di Claudia, in onore alla golosa cugina che non ha potuto ancora assaporarli dal vivo, accompagnati da ParaNorman, lungometraggio della Universal Pictures adatto soprattutto agli adulti.


La ricetta
Muffins di Claudia





INGREDIENTI per 8 muffins:

-         125 g. di farina 00;
-         1 uovo;
-         70 ml. di latte;
-         90 g. di zucchero;
-         mezzo vasetto di yogurt magro intero;
-         1 cucchiaino di miele;
-         35 g. di burro;
-         mezza bustina di lievito per dolci;
-         sale;
-         confetture di 4 gusti diversi (per es. albicocca, arance amare; frutti di bosco; fragola);
-         Gherigli di noce.


PREPARAZIONE ( 40 minuti)

In una ciotola setacciare insieme la farina con il lievito, aggiungere lo zucchero e un pizzico di sale. In un’altra ciotola unire il burro fuso, l’uovo sbattuto, il latte, il miele e lo yogurt e amalgamare con un mestolo di legno. Unire questo composto liquido a quello secco un poco alla volta e girare dal basso verso l’alto molto delicatamente. Infine, continuare a girare finché il composto non risulta denso e cremoso. Versare il tutto nei pirottini per muffin fino a circa la metà della loro capienza. Cuocere in forno caldo e ventilato a 180° per circa 25 minuti, sfornare e lasciare raffreddare. Una volta raffreddati fare dei forellini al centro dei muffin e mettervi al loro interno un cucchiaino delle vostre marmellate preferite. Finite la guarnizione con un gheriglio di noce e una spolverata di zucchero a velo.

Alessandro Ricchi


La recensione
ParaNorman




Norman è un bambino intelligente e introverso. Vive nella piccola cittadina Blithe Hollow, che durante l’inquisizione è stata teatro di molte impiccagioni di presunte streghe e che sfrutta questo passato per attirare turisti da tutto il mondo. Norman ha un dono che è anche la sua maledizione: vede e parla coi morti. Proprio tutti i morti, anche cani e gatti.  Nessuno, però, gli crede. Tutti i suoi compagni lo considerano strano, da evitare. Un mostro. Il prossimo pazzo del paese. Persino suo padre ha paura di lui e la sorella maggiore Courtney lo bistratta continuamente.  Le uniche due persone (vive) che riescono a comunicare con lui sono la madre e il compagno di scuola Neil.  Tuttavia, molto presto Norman avrà la sua occasione di riscatto. Perché, durante l’anniversario dell’impiccagione della strega più potente di Blithe Hollow, la città cadrà preda di zombie e magia nera e Norman sarà colui che…Una vera e propria sorpresa! ParaNorman è un film d’animazione fresco e divertente, che tocca i toni dell’horror, del dramma e della commedia.  Il neoregista Chris Butler, storyborder, e l’esperto filmaker Sam Fell (Giù per il tubo; Le avventure del topino Despereaux) sfruttano una sceneggiatura ben costruita e incalzante, che segue alla perfezione i canoni stilistici dell’horror classico: prologo; una prima parte introduttiva (in cui conosciamo il mondo di Norman); il corpus centrale coi colpi di scena; la battaglia finale e l’epilogo. Proprio grazie a questa struttura il film è contemporaneamente parodia e dramma. I luoghi più comuni dell’horror sono qui ripresi e riadattati per le scene più irriverenti, come anche i personaggi più stereotipati, che diventano simpaticissime macchiette cui è impossibile non affezionarsi (attenzione ai divertenti dialoghi fra Courtney e il fratello maggiore di Neil). Nel film ritroviamo anche le tipologie di mostro più care al cinema hollywoodiano: zombie, fantasmi e streghe. Insomma c’è n’è per tutti i gusti.  Il dramma, evidente fin dall’inizio del film, prende sempre più il sopravvento man mano che la storia evolve, fino a toccare il picco nella battaglia finale, ottimamente costruita e di grande effetto. Tutti i personaggi sono delineati talmente bene in ogni loro sfumatura caratteriale, da risultare quasi persone in carne e ossa; primo su tutti il protagonista. Norman è un bambino, con tutti i problemi della sua età, ma anche un adulto che deve fronteggiare la paura, la diffidenza e l’odio dei suoi coetanei e persino degli adulti. Occhio dolce ma riflessivo, questo piccolo protagonista conquista subito grazie alla sua visione della vita. Giocoforza l’uso della tecnica stop-motion, che accentua le espressività di Norman e company e i singoli dettagli delle ambientazioni, con tecnica davvero sopraffina. ParaNorman non è solo un film d’animazione, ma anche, e soprattutto, un film sulla paura della diversità e del diverso. Ciò che è sconosciuto è incompreso, quindi considerato pericoloso, poi da eliminare. Questa dura lezione Norman, e chi è come lui, la impara a grave spese: con l’isolamento, la derisione e, nel peggiore dei casi, l’eccidio. Basta aprire qualsiasi libro di storia per capire che l’esistenza dell’uomo ne è pregna. Proprio per questo, ParaNorman è indirizzato ai bambini, che comunque dovrebbero vederlo accompagnati dai genitori, ma soprattutto agli adulti. Chiude il cerchio la bella colonna sonora composta da Jon Brion (Magnolia; Se mi lasci ti cancello). I veri cinefili, infine, avranno anche il divertimento di ricercare le diverse citazioni cinematografiche sparse nel film. Con ParaNorman la Universal Pictures per il suo centenario mira il colpo e fa centro.

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!


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Serata tipo - Intolleratamente golosi!

Questo blog vorrebbe essere una guida per chiunque ami la tavola, la buona cucina e i film. L'altro giorno eravamo a cena da Linda, un'amica intollerante al lattosio, che si lamentava della "tristezza" di vedere piatti succulenti nei vari programmi TV, ma che per lei sono intoccabili, oppure che nell'andare a cena fuori molti ristoranti non offrono un'adeguata alternativa a chi soffre di problematiche alimentari. Per quanto ci riguarda, pensiamo che tutti debbano godere di una buona e sfiziosa cucina. Quindi eccovi i Cavatelli pugliesi alla crema di salmone, una ricetta non solo adatta agli intolleranti al lattosio, ma anche a chi vuole rimanere leggero. Grazie, infatti, all'utilizzo della crema di riso il piatto risulta più digeribile, senza nulla togliere al gusto della panna classica e senza andare a intaccare il sapore del salmone. In tema di leggerezza vi proponiamo Zoran, il mio nipote scemo che grazie alla magistrale interpretazione di Giuseppe Battiston riesce a toccare sia i toni della commedia, che quelli del dramma.


La ricetta
Cavatelli pugliesi alla crema di salmone




INGREDIENTI per 2 persone:

-         200 g. di cavatelli pugliesi;
-         200 g. di salmone affumicato;
-         200 ml. di crema di riso;
-         1 bicchiere di latte di riso;
-         10 pomodorini pachino;
-         2 peperoncini;
-         1 manciata di semi di finocchio;
-         olio evo, prezzemolo: q.b.



PREPARAZIONE (30 minuti):

In una padella con coperchio cuocere con l’olio e i peperoncini i pomodorini divisi in quattro parti; farli appassire. Nel frattempo tagliare il salmone a dadini, frullarne metà con la crema e il latte di riso e lasciare da parte l’altra metà. Mettere la crema di salmone nella padella con i pachino, amalgamare e cuocere per un minuto, aggiungere il restante salmone e cuocere per un altro minuto, aggiungere i semi di finocchio.
Cuocere i cavatelli in abbondante acqua salata, scolarli al dente e saltarli nella padella con la crema di salmone aiutandosi con acqua di cottura. Impiattare con un fiore di salmone affumicato e del prezzemolo tritato.

Alessandro Ricchi



La recensione
Zoran, il mio nipote scemo




Paolo Bressan è un uomo insoddisfatto della sua vita. Amareggiato e incattivito, non perde occasione per maltrattare chi gli è vicino. Passa le sue giornate nell’osteria di Giustino e tenta in tutti i modi di riconquistare l’ex moglie Stefania, ora risposata con Alfio. Un giorno, viene a sapere che una lontana zia slovena è morta e come ultime volontà gli chiede di occuparsi, temporaneamente, del nipote minorenne Zoran. Sarà proprio questo strano ed eccentrico adolescente a scavare sotto la scorza di Paolo. Zoran – Il mio nipote scemo è l’opera prima del regista friulano Matteo Oleotto. Un’opera prima molto coraggiosa che si allontana molto dalle storie troppo spesso raccontate nel cinema italiano. Niente ragazzini ingenui, nessuna retorica, nessuno stereotipo, zero superficialità. Il personaggio di Paolo è antipatico, cattivo, fastidioso e tanti altri sinonimi connessi. Quello che più lo descrive, però, è il termine che comincia con la S. Il merito del regista è di non aver paura di spingere l’acceleratore e dimostrarci fino dove si possa spingere l’animo approfittatore di un uomo penoso. Abbandonato a se stesso, Paolo mangia (troppo) e beve (sempre fino all'eccesso) ma riesce comunque a suscitare affetto. Perché la forza di questo personaggio è proprio questo aspetto duplice: il bastardo e il solitario. E che dire di Battiston? Semplicemente perfetto!

Elena Mandolini


Buone pappe e buon film!


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